(per commenti e contatti, scrivete a  francofrigo@francofrigo.it ) 

 

DIARIO

 

FUNGHI E VENDEMMIA

Niente funghi in quel di Farnese. Tira la tramontana (il lago di Bolsena è davvero mosso) e il terreno è asciutto nonostante le piogge dei giorni scorsi. La luna continua  a crescere, e con lei i funghi si sperava, invece niente. Occorre aspettare.

Nel frattempo nel viterbese è in corso ovunque la vendemmia. Si raccoglie il bianco e il rosso. A Marta si raccoglie l’uva per  la Cannaiola. Ormai ce n’è poca di autentica in giro , ma quando la si trova è un gran piacere poter coniugare gradazione, l’amarognolo che rimane in bocca dopo il dolce dello zucchero solo in parte svolto e profumi della campagna attorno al vecchio vulcano. P Polo che rimane in bocca dopo il dolce dello zucchero solo in parte svolto e profumi della campagna attorno al vecchio vulcano.

 

SALUTE !!!

23 settembre 2009. Meglio sani che ammalati. Ho avuto oggi notizia che i miei tessuti (almeno quelli presenti nelle parti basse)  sono a posto, non presentano anomalie. Riprenderà a vivere con meno timori. Riprenderò anche a scorrazzare in bicicletta, cuore e  polmoni permettendo.

 

 

AUTUNNO, TEMPO DI ELEZIONI ?

Oggi, 21 settembre 2009, si sono tenute le elezioni nel Circolo PD Belotti – Nuovo Salario di Roma.

Presentazione delle tre mozioni : Silvia Costa (ora al Parlamento europeo) per la Mozione Franceschini, Nicola Galloro (già delegato per la Casa al  Comune di Roma) per la mozione Marino e una giovane “quadro” del partito romano per la mozione Bersani. Illustrazioni in linea con quanto scritto nei documenti, brava la rappresentante della linea Bersani, abbastanza sintetico (per il suo stile) l’intervento della Costa e molto vecchia maniera la relazione di Galloro. Giovedì mi ero pubblicamente espresso per dare il mio appoggio a Marino e così ho vissuto il lungo pomeriggio in attesa dei risultati.

Su 266 iscritti al Circolo hanno votato in 157. Franceschini 73, Bersani 67, Marino 17. Per le Regionali invece Mazzoli (Bersani)  73, Morassut (Franceschini) 66 e Argentin (Marino) 14.

Non c’è stata lotta fratricida ma confronto fra pochi. I soliti pochi con la presa di parola di 5 nuovi iscritti. In un Circolo dove in sei mesi si era riusciti a fare circa 80 tessere, nel giro dei 20 giorni prima della chiusura del tesseramento valido per la convenzione  si è riusciti a fare più di 180 tessere.

Partito di tesserati o partito di elettori? Io sono per una politica che viene promossa da partiti radicati nel territorio e nella società civile. Sono quindi favorevole a una dialettica tra le tante anime che “animano” una organizzazione complessa che vuole rappresentare una soluzione per i tanti problemi di un paese arretrato e poco libero come l’Italia.

Ma dovevamo proprio andare alle elezioni interne (oggi degli iscritti e domani dei simpatizzanti con le primarie del 25 ottobre) proprio adesso?

Se Franceschini non è abbastanza forte su tutti i fronti, la segreteria va rafforzata, non demolita.

Franceschini sa parlare alla famiglie, ai cittadini che frequentano i mercati, alle persone per bene che vogliono coerenza.

Bersani capisce l’economia del nostro paese come pochi e si fa capire molto bene dagli operatori economici. E’ stato l’unico Ministro della Repubblica che ha provato ad introdurre norme per la liberalizzazione dell’attività economica, limitando il peso delle corporazioni ed ha disegnato con Industria 2015 un piano per il rilancio del paese.

Marino parla all’Italia progressista e laica che vuole uscire dal Medioevo prossimo venturo. Ipotizza e propone la lotta ai potentati di destra così come di quelli di sinistra. Dice di volere un paese che investe in conoscenza e in ricerca e che fa crescere la cittadinanza attiva.

Al PD serve un segretario, serve una linea, serve una politica che esprima una identità. L’identità sembra impossibile da raggiungere e anche da percepire.

Nella sinistra (sì , perché nel PD c’è anche la sinistra) si è abituati a mettere in piazza le divergenze, approfondendole ad arte, se necessario. A destra si fa di tutto per nascondere le differenze (e quasi sempre ci si riesce, certo che, ad ascoltare gli interventi al Seminario di Gubbio del PDL, anche lì ci sono fratture nascoste dal voler costruire un “partito che raccoglie tante posizioni, un partito articolato….”).

Al PD servirà un candidato Premier, al momento del confronto elettorale nazionale. Non vedo una figura unica che possa interpretare tutti i diversi ruoli che abbisognano.

Non è che alla fine del percorso congressuale saremmo solo alla metà del guado?

E quando attaccano i nemici? Quando si è nel mezzo del guado.

 

AGOSTO DI TRULLI

Agosto a Marta sul lago di Bolsena,

Agosto a Pascarosa a Trullieutopia, nella campagne di Ostuni.

Mare stupendo, ospitalità eccezionale (soprattutto quella degli amici). Cucina molto interessante. Mercatini anche.

 

 

www.trullieutopia.it

 

6 agosto 2009

FEDERALISMO E VESSILLI REGIONALI

E’ ormai quasi un mese che son tornato dal mio viaggio in Germania, attraversando e visitando tre Lander e passeggiando per città  storiche. Ho (abbiamo) visto un Paese variegato con tradizioni diverse e con un tedesco (che io orecchiavo e niente più) che dalla Renania alla Baviera cambiava d’accenti e di cadenze. Loro sono stati Impero per secoli e noi Principati e Comuni per altrettanti secoli se non di più. Poi i Savoia e l’unificazione di 150 anni fa e una presenza ingombrante come il Papato difeso nella sua roccaforte di là dal Tevere sino al 1929 senza pace.

L’Italia dei Comuni e dei piccoli regni (Principati, Granducati, e così via) ha atteso il 1946 per poter dire di entrare nell’era moderna. Moderno e contemporaneo per noi si son  dimostrati subito quasi sinonimi. I Lander in Germania esistono perché hanno una loro forte radice storica e culturale (quasi tutti, almeno), sono articolati al loro interno ma quando la Germania si è fatta Repubblica (dopo la prima guerra mondiale, e non dopo la seconda)  è stata costruita con la sua complessità. L’Italia si è creata già nell’800 sulla negazione delle identità pre-esistenti (il Lombardo-Veneto, il Ducato di Parma e Piacenza, il Granducato di Toscana, etc.) forse per superare tutte le resistenze che hanno portato in alcune città e paesi a votare a maggioranza, ai tempi del “plebiscito” del 1960 contro l’unificazione.

Le Regioni le hanno volute i Costituenti, che si sono dimostrati illuministi anche in questo, per dare voce alla complessità di un paese con cronica mancanza di identità (e dopo il ventennio ancor di più…). Le Regioni si sono sviluppate prima come unità amministrative, poi come soggetti della programmazione territoriale e ora come soggetto al quale quasi tutto è delegato dallo Stato centrale.

Le regioni non sono “forti”, sono potenti, nel senso che hanno compiti rilevanti e grandi risorse (devolute dallo Stato). Politicamente le Regioni sono debolissime. Divise al loro interno, dipendenti dalle logiche dei partiti  nazionali. Divise quasi su tutto, anche all’interno delle stesse coalizioni di governo. 

Accanto alle Regioni sono rimasti forti i Comuni. Le Collettività locali organizzate, le Comunità che si amministrano.

Delle Province quasi non val la pena di parlare, se non fosse della grande confusione che si è creata con la campagna per l’abolizione di questo soggetto storico.

Dove risiede l’identità di un Paese? Solo in una delle diverse espressioni citate o in tutte le quattro realtà  ed esiste una gerarchia?

Io sono figlio del Risorgimento (culturalmente, s’intende). Sono cresciuto leggendo libri e manuali di storia che saltavano la costruzione di una Italia voluta dal Nord ma che era richiesta anche da molti patrioti del Sud (profondo). Per me l’Italia è una ed ha radici abbastanza profonde non di natura economica ma di natura culturale. Esisteva una peculiare civiltà e ancora da qualche parte sopravvive pescando nel “brodo primordiale” del MedioEvo e del Rinascimento.

Il mio Comune esiste, quello di prima dove sono nato e quello in cui risiedo ormai da più di 40 anni.

Girando per l’Italia vedo le Province. Le tocco con mano osservando lo stato delle strade, la cura dei campi, lo stemma che c’è sul gagliardetto.

Ma le Regioni?

Sono ancora il luogo dove si amministrano la gran parte delle sovvenzioni. Il soggetto che decide il calendario della raccolta dei funghi. Che decide il sussidio di disoccupazione (forse). E poi?

Dopo quarant’anni di Regioni (era il 1970) io non mi sento “laziale” (nemmeno nel senso calcistico, quello che crea effettivamente identità), così come non mi sentivo “lombardo” ma bresciano, nei miei primi anni di vita.

Il Piemonte come la Savoie? La Lombardia come i Grigioni ? Il Veneto come la Slovenia e come la Corinzia ? La Puglia come la Macedonia?

Invece dell’Inno una pernacchia.

 

5 agosto 2009

SALUTE E BICICLETTA

Per una infezione ( o un’infiammazione) ad un organo che nei maschi adulti spesso crea problemi il medico ha detto che è meglio uno stop all’uso della bicicletta.

Comincio una cura antibiotica e per un po’ non pedalerò. Si prospetta un’estate difficile, alla ricerca di alternative piacevoli alle usuali passeggiate in bici attorno al lego di Bolsena (mari e monti, perché al lago ci sto già…).

 

SULLA LUNA

Anch’io sono andato sulla luna

In una notte di 40 anni fa

Ci sono arrivato da un bar del lungomare di  Gaeta

in compagnia di Francesco Badioli

attraverso quel tubo

siamo scesi tra i sassi del Mare della Tranquillità

 

Era una notte buia e luminosa

E lo Stagno si trasformava in oro

E l’Orlando non sembrava poi così furioso

Intorno  a noi l’indifferenza di un paese

Che da sempre la luna bene conosceva

 

E sulla luna per un po’ sono rimasto

In attesa di qualcuno che arrivasse

Sono passati gli anni e ancora adesso

Capita spesso che qualcuno chieda

Perché la luna? E in vece di sapere

Dove sono voglion sapere “come stai?”

 

Per la luna m’è rimasta un’attrazione

Forte, profonda, quasi una marea

Che monta , monta e un po’ mi fa sentire

Come quel monte san Michele

Abitato dagli uomini del nord

 

Sulla luna ci siamo andati con l’Apollo

E con l’Apollo ci siamo poi tornati

Ma penso ancora , non era forse meglio

Arrivarci con il cavallo alato

O forse con il piccolo principe

Oppure semplicemente con la fantasia

Che i sogni ad occhi aperti preferisce ?

 

GERMANIA ANNO ZERO

 

Primo viaggio in Germania. Viaggio in auto, non in bici o a piedi.

Viaggio per vedere la valle del Reno e alcune città storiche. 4224 chilometri di cui circa 2000 per arrivare alla meta. Partenza il 27 giugno alle 6 e 30 di mattina e arrivo a Bottingen, vicino a Friburgo (Freiburg) , alle sette di sera con due ore di sosta forzata prima del tunnel del Gottardo in Svizzera. Solo autostrade.

Ritorno il 10 luglio, di venerdì (non si parte ma si può ritornare di venerdì, credo) con partenza alle 7 circa da Friedberg vicino ad Augusta (Ausburg) e Romantiche Strasse fino al sud della Baviera, vicino a Fussen, verso il Tirolo.

Abbiamo visto troppo, una Germania ricostruita bene dopo l’ultima guerra e le sue devastazioni. Autentica solo nei centri minori, e oggi sono quelli, come Rotenburg o. d. T., a sembrare falsi e ricostruiti a beneficio dei turisti. Una Germania che si conferma un paese solido, che stacca ancora alle 17.30 per potersi godere la serata in famiglia o con gli amici. Chi si muove per produrre e che non dà troppo spazio al consumo. O si lavora o si acquista, i tempi coincidono.

Il costo della vita ovunque inferiore a quello italiano, almeno per gli alberghi e per i pasti. Uguali all’Italia per altri prezzi, come benzina e gasolio.

Meno stress, più benessere, e gente che va a lavorare in Svizzera e vive in Germania perché anche lì ci sono i frontalieri.

Non abbiamo visto molto della vita quotidiana, essendo in viaggio da turisti. Abbiamo però visto aprire e chiedere negozi ad ore difficili per le  nostre abitudini  e non accettare clienti in birreria dopo le 10 di sera.

Tutto ricostruito, almeno a Mainz, a Norinberga, a Coblenza, a Monaco, a Augusta, in parte  a Wurzburg…..  Ci si rende conto del nuovo quando si sale sui campanili e si osservano i tetti e le costruzioni dall’alto. Dalle strade si assiste allo spettacolo della storia rappresentata. Dovrebbe servire per ricostruire l’Aquila un viaggio dei nostri amministratori nella Germania che noi abbiamo visitato.

Abbiamo visto il Reno e la sua civiltà fatta di vie di comunicazione, di trasporti e di vino. Poca birra e molto vino. Vino con i tappi a corona (!!! Orrore!!!), loro affermano che così è meglio. Vino analcolico, anche, per i mercati lontani…

La prima tappa a Bottingen vicino alla Foresta Nera e ad una bella distesa di campi coltivati, in un Langasthous dal nome evocativo (Rebstock, tralcio di vite, vitigno), è quella che ha lasciato più il segno. Tappa per molti cicloturisti sembra il luogo ideale per prendere le mosse per passeggiate e viaggi a piedi e in bici.

Poi Bacharach, a metà della valle del Reno , non lontano dalla rocca di Lorely, luogo delle leggende cantate da Wagner, tra Mainz e Koblenz. Intorno vigneti, di qua il bianco Riesling e di là il nero (o il rosso). Per arrivare si passa da Heidelberg (stupenda, anche sotto la prima pioggia) e poi da Worms (delusione).

Poi ancora a Norimberga attraverso Wurzburg  con la sua Residenz e gli affreschi settecenteschi del Tiepolo. Lì nel centro città sfilano i gruppi folcloristici di tanti paesi della regione. Contadini e borghesi con i loro vestiti antichi e i loro cavalli da tiro. Bamberg, magnifica la piazza del Duomo e i suoi sette colli (?) e la sua piccola Venezia (Kleine Venedig) con il suo gondoliere.    

Sulla Romantiche troviamo Rotenburg (  già visitato nel 1989 con i tre figli e l’amico Pippo e famiglia) e Dinkelbuhl. Turisti , turistie anche oasi di pace, un po’ ovunque.

Poi a Friedberg, vicino ad Ausburg, per l’ultima tappa. Un albergo ricavato pochi anni fa  da una villa privata (solo sei stanze). Qui vediamo la città fondata dall’imperatore romano duemila anni fa, i castelli di Ludwig ( solo da fuori), Fussen e Landsberg.

Ultimo giorno per Monaco e l’Alte Pinacoteche. Tre ore per vedere gioielli della pittura del Trecento, Quattrocento e Cinquecento provenienti da Italia, Germania, Francia, Fiandre e Spagna.

2250 chilometri in giro per la Germania,  almeno 1500 chilometri di strade ciclabili viste lungo tutto il viaggio. Migliaia di cicloturisti, decine di migliaia di individui sopra una bici nelle città. Centinaia di migliaia di biciclette appoggiate ai muri e ai sostegni nelle città. Niente scooter. Grandi zone pedonali, molte strade libere anche ai ciclisti nei centri storici. Di bici italiane praticamente nessuna. Bici tedesche e qualche bici francese. Per me è stata una scoperta, ricordavo tante bici solo a Berlino. I costumi cambiano e la risposta alla sedentarietà è la bici per tutti. Città vivibili e bici per tutti.

Ho fatto più di mille scatti con  la mia digitale Canon EOS 450. Dalle foto qualcosa si coglie della terra che abbiamo visto, vedere con gli occhi è tanto, vedere anche con le gambe e con la gola è molto di più.

Tanti chilometri in auto. Forse troppi. Per capire di più e per godere di più l’unica soluzione è rallentare.

Andare lentamente e andare.

A piedi.

Oppure in bici.

 

ELEZIONI PER L’EUROPA

Non so se essere soddisfatto per aver azzeccato le previsioni o essere dispiaciuto per come vanno le cose.

Ieri parlando con gli amici di bicicletta avevo previsto un’affluenza di due terzi dei votanti (!!!) contro previsioni che parlavano di 50% e avevo previsto un PD al 15% con un PDL al 35 circa. Mi pare sia andata proprio così, si dirà che era facile prevedere un’affluenza più elevata in Italia che negli altri paesi perché c’erano in gioco anche 40 Province e 4000 Comuni, ma gli italiani sono sensibili al richiamo del voto. Si trattava di un Referendum, o forse di un Plebiscito. Gli italiani hanno deciso che si trattava solo di elezioni europee e dell’occasione di contarsi. Due blocchi ci sono, è confermato, ma a destra c’è un partito e a sinistra-centro-sinistra ci sono tante formazioni e queste formazioni non fanno riferimento al Partito Democratico. E in particolare c’è una formazione come l’Italia dei Valori che esprime valori che mal si coniugano con la tradizione democratica delle due componenti che hanno dato vita al PD.

In attesa di conoscere la lista definitiva degli eletti  l’attenzione si concentra ora  sui risultati delle amministrative. In Italia, nel Lazio e anche a Roma il PDL non è maggioranza. Ha ragione Franceschini, la nascita del PDL e l’esame delle europee ha messo in luce una fase di difficoltà per il Presidente del consiglio che aveva chiesto consensi pari al 45% e si deve accontentare del 35%. Primo partito sì, ma partito che senza la Lega Nord non può governare e allora…

REFERENDUM DA RIVEDERE

Non lo strumento in sé ma l’atteggiamento da tenere il 21 giugno.

Meglio votare NO o non andare a votare? Questo è il solo dilemma.

Cambiare una legge sbagliata e fare un favore al PDL non penso sia la soluzione migliore da adottare.

Meglio non abusare del nostro ENORME  senso di responsabilità.

Ogni tanto, meglio andare al mare. Anche se piove a dirotto.

 

I SALARI UTILI DI SACCONI

L’Ocse, meraviglioso organismo della cooperazione economica tra i Paesi rivoluzionari  dell’Occidente (praticamente della IV Internazionale, si sarebbe detto un tempo), ha collocato l’Italia laddove le statistiche e il senso comune da sempre la va a collocare: all’ultimo posto in Europa  per i salari dei propri lavoratori.

Il Ministro socialista del Welfare SACCONI si dichiara preoccupato e anche un po’ infastidito. Lui è un tecnico (ha lavorato negli organismi economici internazionali e se ne intende) e pertanto non può sopportare le statistiche economiche, vere o false che siano.

Riconosce che in Italia c’è un problema,  ma per fortuna  lui ha la soluzione.

“Occorre legare i salari agli utili delle imprese”

Il Ministro Sacconi negli ultimi anni non deve aver vissuto molto a lungo in Italia e per questo è almeno in parte giustificato.

Aziende con utili?

Ma siamo in Italia, solo le public company possono (o debbono) avere degli utili. Il 90% delle imprese italiane è costituito da imprese famigliari.

Le imprese non finiscono dove cominciano le famiglie  e viceversa. Ma i guadagni delle famiglie sono introvabili e i debiti delle imprese sono ben  visibili.

Se un’impresa italiana (di stampo famigliare)  fa degli utili, si può star certo che si tratta di un errore del commercialista. E l’anno successivo l’azienda cambia i consulenti come si cambia l’allenatore della squadra che non vince lo scudetto. Con lo stesso stile e con lo stesso distacco dalla realtà.

Il giorno in cui le imprese italiane dovessero fare utili , vorrebbe dire che si è verificato il passaggio dall’economia domestica all’economia aperta.

 

Più che agli utili delle imprese  spero che in futuro i salari si possano collegare all’utilità dei prodotti e dei servizi resi.

 

Valore d’uso prima del  valore di scambio, valore per tanti e non per pochi…. 

 

9 maggio 2009

FELICITA’

Felicità è fare la Roma-San Benedetto del Tronto in bicicletta (222 chilometri con il valico di Torrita a 1000 metri s.l.m.) in 10 ore (comprese le soste) e pedalare meglio negli ultimi venti che nei primi venti (chilometri).

 

7 maggio 2009

FRUSTRAZIONE

Frustrazione è preparare una relazione originale sul tema del LAVORO per un incontro presso il Circolo PD che frequento abitualmente e trovarmi accanto due dirigenti del Partito che hanno preferito fare analisi piuttosto che parlare delle proposte del partito. Quattro a parlare, 10 ad ascoltare, tre che pongono quesiti. La nota che ho preparato la trovate nella sezione di questo sito dedicata ai “detti e ai contraddetti”

 

4 maggio 2009

ECONOMIA DEI TRULLI

Ritorno a Roma dopo quattro giorni passati in Puglia a pedalare tra ulivi, Murge, masserie, città bianche, strade di campagna e soprattutto trulli. La Puglia ci è sembrata sempre più bella e sempre meno povera. (Come fa una Regione come questa ad essere considerata una delle regioni più povere d’Europa? Misteri della statistica, direbbe qualcuno che fa bene a contestare tutte le statistiche ufficiali. Statistiche che dovrebbero tener conto che in Puglia non evade il fisco, in assoluto, lo si evade al 50%, almeno nei negozi e al mercato, in modo sistematico. “Lo scontrino lo posso fare più piccolo?” E lo scontrino è già stato autoridotto. L’economia c’è, ma quale dimensione abbia lo sa solo chi ci vive e chi ci lavora. L’Ufficio di Statistica non lo sa e non lo saprà mai. Non vorrete mica che lo sappiano a Bruxelles?)

 

AUGURI PER LA GENERAZIONE DEL 1986

Oggi mio figlio piccolo compie 23 anni. Auguri!!!

Per i nati del 1986 un destino comune (quasi a tutti). Il vento caldo di Cernobyl sembra abbia portato stimoli ottimi per la creatività e difficoltà di adattamento alla vita di tutti i giorni.

Per i nati di quell’anno era a disposizione una grande quantità di “sguardo d’artista”, di “polvere di sogni”.

Guardare il mondo con occhi diversi per loro sembra quasi un obbligo.

Spero serva anche a noi. 

 

23 aprile 2009

QUALE FUTURO PER LA FORMAZIONE IN ITALIA ?

Si ricomincia dopo 19 anni da dove ci aveva lasciato il CNEL. In attesa di futuro.

Con un Decreto del Ministro del Lavoro nei giorni scorsi è stata costituita  una commissione di esperti allo scopo di elaborare entro sei mesi un Rapporto sul futuro della formazione in Italia. Le funzioni di Presidente sono affidate al Prof. Giuseppe De Rita.

Antefatto

Anno domini 1990, luogo CNEL, seduta del Consiglio del 23 maggio 1990, oggetto al punto 2 dell’OdG: esame del Libro Bianco sulla Formazione professionale realizzato dal CNEL su richiesta dell’allora Ministro del Lavoro Donat Cattin. Presiede il Presidente CNEL De Rita, Relatore il Consigliere Padoa.

Nel testo del Libro Bianco 3 tabelle dell’Isfol e 72 tabelle “elaborazioni Censis su dati Istat e Isfol”.

La situazione della formazione (professionale) era assai diversa da quella di oggi,  ma interessante rileggere a distanza di 19 anni i giudizi sulle ricerche sulla formazione, sull’Isfol (capacità e incapacità), sull’apprendistato, sulla formazione nei contratti a causa mista, sul FSE, etc.

Come allora, al Censis e al suo leader De Rita il compito di osservare  il fenomeno formazione ed esprimere parei sulla sua possibile (o eventuale) evoluzione. Giudizi duri, non solo e non tanto nel Libro bianco quanto negli interventi dei consiglieri CNEL espressione delle Parti sociali.

Consiglio la lettura di quel documento a tutti coloro che verranno coinvolti nella presente avventura di ricerca. E buon lavoro.

http://www.portalecnel.it

 

9 aprile 2009

L’AQUILA CHE SCOMPARE

Il terremoto distrugge perché toglie la vita, distrugge perché abbatte le case, distrugge perché quando allontana la gente dalle case  rescinde il legame con le proprie memorie. Il terremoto distrugge la vita di chi la perde sotto le maceria e distrugge la vita di chi sopravvive con il senso di colpa di chi è rimasto invece di morire. E così viene  a mancare il piacere dell’essere vivi, il necessario piacere che rende la vita bella e possibile. E se si perde tutto perché qualcuno ha usato sabbia e non cemento, filo di ferro arrugginito invece d tondino di ferro sano, e se si muore perché qualcuno che viene pagato dallo Stato per controllare preferisce prendere i soldi anche dal costruttore per chiudere un occhio sui comportamenti scorretti   allora non c’è lacrima che possa aiutare a lenire il dolore perché il dolore ce lo siamo procurato noi, con le nostre stesse mani, con il nostro mancato rispetto delle norme, noi che non diamo importanza alla rettitudine della morale laica che dice innanzi tutto di rispettare il territorio e l’ambiente ogni qualvolta lo si modifica per il rispetto che è dovuto all’uomo.

L’Aquila è una città vuota, le luci illuminano case vuote e creano solo ombre.

Ricostruire l’Aquila si può, l’Europa è piena di città ricostruite dopo la II Guerra mondiale. Ricostruite con la ricerca dello stile  urbanistico che era proprio dei vecchi centri storici. Basta pensare  a Dresda e alle sue chiese e ai suoi palazzi. Ricostruire si può. Ricostruire il centro storico de l’Aquila si deve.  

DAVID DI DONATELLO 2009

Oggi si è saputa la notizia: RATA NECE BITI (la guerra non ci sarà), il documentario sulla Bosnia a 10 anni dalla guerra (di  ben 180’) diretto da Daniele Gaglianone e prodotto dalla Babydocfilm ( www.babydocfilm.it) di Torino ha vinto il David per il miglior Documentario a lungometraggio. Eravamo andati al TorinoFilmFest alla proiezione del Film in concorso e ci era sembrato un lavoro serio, rispettoso, toccante, istruttivo, non invadente eppur coinvolgente le coscienze. Aveva avuto il Premio speciale della giuria per Italiana doc e ora ha vinto quello che va considerato come  l’”Oscar italiano”.

Una piccola società di produzione nata due anni fa a Torino (città che forse dopo 100 anni è di nuovo la culla del cinema indipendente italiano), un regista che ci mette molto impegno, una troupe che ci mette disponibilità ad operare in contesti difficili e che ci mette bravura e una Film Commission, come quella piemontese, che punta sui giovani e sugli outsiders.

Questa la formula del successo?

E dopo il David di Donatello, perché gli outsiders dovrebbero essere ancora considerati come degli outsiders.

 

5 aprile 2009

(per fare cronaca, prendo in prestito il testo dal Diario della Bici)

ALLA RICERCA DEL NIDO DELL’AQUILA REALE

Sono riuscito a pedalare e a fare una scampagnata nello stesso giorno! Parto  poco prima delle 8, fa fresco ma si annuncia una bella giornata. Io avanti e poi Rita, Marcello e M.Grazia mi raggiungeranno in automobile per fare una passeggiata nel bosco. Direzione Tiburtina e poi a Licenza. E’ un po’ che non pedalo di domenica mattina sulla Tiburtina e ritrovo le stesse buche e gli stessi autobus di linea che devono fare i propri tragitti raccogliendo soprattutto “i nuovi cittadini di origine extracomunitaria” ( che sembrano essere i soli che usano ancora i mezzi pubblici). Vado volutamente piano perché sono terrorizzato dall’ascesa finale per Civitella, sembra sia tremenda. Pedalo regolare, passo via qualche settantenne in bicicletta e vengo superato da qualche atleta che pedala con altro vigore e velocità. La salita per Tivoli la faccio tranquilla, sotto soglia e con il 34/21 a 13-14 k/h. Poi, quando ci si allunga sulla Tiburtina con i saliscendi che portano a Vicovaro  vengo superato dal gruppo di Pauselli che viene da Guidonia; in pochi minuti prendono centinai di metri e se ne vanno. Da Vicovaro si gira a sinistra e ci si immerge nella valle che porta in direzione della salaria. Io intanto ascolto in cuffia Radio24 in diretta dal Vinitaly (ospiti tra l’altro, da Luca Paolini, i “viticoltori “GianMarco Moratti e Gaja) e pedalo in mezzo al verde. Poco prima di Licenza si affianca la macchina di Marcello, mi hanno raggiunto poco dopo le 10, mi osservano e vanno via. Io mi fermo al Caffè Orazio (qui vicino al paese c’è il sito della villa del poeta romano  Orazio) sulla piazza del paese. Dopo poco mi raggiungono anche gli altri. Ancora un chilometro in bici  e al bivio di Civitella smonto la bici e salgo in macchina, o pedalo vado con altri a fareil percorso consigliato dalla Guida dei Monti Lucretili. Sono arrivato a circa 500 metri s.l.m. senza salire mai oltre i 160 battiti, in genere sono rimasto sotto i 152 che il medico sportivo ha definito come mia attuale soglia aerobica: sopra quella soglia accumulo acido lattico e corro il rischio di crampi. Incrocio ciclisti che scendono dal paese, si può pedalare in tutta questa zona, in questa stagione è veramente molto bella. Poi andiamo a piedi all’Osservatorio del Nido dell’Aquila. Il rapace non lo vediamo ma il sentiero nel bosco è  piacevole e ci sono piante di asparagi selvatici che invitano alla raccolta. Pranziamo a Licenza da Gustavo. Ve lo consiglio. Menù tradizionale (nel senso che cucina le stesse cose per tutti e le fettuccine sono fatte in casa e tagliate fini fini  come i tagliolini) e rapporto qualità/prezzo eccellente. Poi ritorno in auto da Percile, Orvinio e Scandriglia. La strada sale a 1000 metri e per chilometri ci si trova isolati in mezzo a boschi dove pascolano mandrie di mucche e di cavalli. Siamo a poca distanza da Roma e siamo in un’altra dimensione

 

4 aprile 2009

Sabato in giro per la città invasa dalle bandiere della CGIL. Milioni in piazza? Massimo Ghini aggiorna via via il numero dei presenti, quando il catino del Circo Massimo non è ancora pieno, alle 11 quando noi arriviamo, siamo in 62, mezz’ora dopo, all’arrivo di un altro corteo dei 5 organizzati , siamo in 70. Con questi numeri non ci sarà battaglia di cifre con la Questura. Centinaia di migliaia o milioni? Probabilmente circa un milione di persone in piazza. Tante bandiere e non molti slogan. Non servono parole per esprimere lo sgomento di un paese che vive le difficoltà e si  rtova di fronte chi ostinatamente cerca di minimizzare  quando parla agli italiani e invece parla di crisi tremenda quando gli interlocutori sono i 27 della UE, i  grandi  del G20 o gli Atlantici della NATO.

 

26 marzo 2009

IL NOSTRO GOVERNO E’ ANTIPROIBIZIONISTA!

Sono giorni che mi chiedo, come tutti gli italiani, il senso più profondo della proposta del Presidente del Consiglio che viene chiamata “Il piano casa che rilancerà l’economia del nostro paese”. Ieri sera mi è venuto in soccorso un intervento dell’ideologo di destra Marcello Veneziani  a Zapping su Radio 1. L’obiettivo è quello di liberare (Veneziani è editorialista  di Libero, non per nulla) i cittadini italiani che sono proprietari di case, che sono interessati a aumentare la cubatura della propria casa, dai lacci e lacciuli delle regole messe a punto da una classe dirigente che nasconde il suo reale obiettivo: quello di poter esercitare pressioni sui poveri cittadini in modo di tartassarli ed estorcergli sottobanco mazzette e contributi forzosi. Finalmente gli italiani non saranno più alla mercè dei geometri dei comuni italiani che sono i soggetti che in ultima analisi proibiscono i comportamenti illegali.

Legalizzare l’uso di comportamenti illegali evita di fare i conti con i Pusher e con i Corrieri di questa particolare droga chiamata “casa”. Per la casa gli italiani sono disposti ad uccidere. Meglio legalizzare, meglio non proibire, non si sa mai dove si potrebbe arrivare con certi comportamenti criminosi…

 

IL GOVERNO E’ PER LA PROIBIZIONE TOTALE

Il Senato oggi ha approvato il disegno di legge governativo sul NON testamento biologico. Se il medico può NON tener conto del testamento (che vale solo per tre anni e poi deve essere rinnovato formalmente) non c’è legge e non c’è cambiamento rispetto a quanto era già ora. In più, con questa legge, si introduce l’alimentazione forzata. Margini di libertà: zero.

Io ho raccolto, nei giorni scorsi,  le firme per l’iniziativa della Associazione Luca Coscioni per una iniziativa romana che doveva portare ad un pronunciamento del Consiglio Comunale per un registro comunale dei testamenti Biologici. Brutta vicenda. E il voto secondo coscienza?

 

CORPI IN VENDITA, A PEZZI

Oggi  la città-stato di Singapore ha deciso che si possono compensare con denaro coloro che mettono a disposizione organi per i trapianti. Legalizzare necesse est.  Dalla prassi alla norma. Moderni!!!

 

L’ACQUA NON E’ PIU’ DI TUTTI

L’acqua non è più nostra. Anche chi si nutre e si “ubriaca” solo di acqua minerale fra poco capirà che cosa si sta realizzando privatizzando l’acqua disponibile. Sono anni che si ipotizzano guerre per l’acqua, l’oro bianco. Ci stiamo arrivando velocemente, solo che nessuno ha ancora messo sul chi vive la popolazione.

A quando la privatizzazione dell’aria che inspiriamo? (Cominciate a calcolare a quanto possiamo vendere, e a chi,  l’aria che espiriamo ………..)

 

   

22 marzo 2009

Dopo New York, Roma.

Non lo avevo programmato ma nella  settimana di novembre che comprende il giorno del mio compleanno e che avevo deciso di passare a NY si correva la Maratona più spettacolare e più seguita del mondo. Ho passato quasi tutta la domenica 2 novembre (assieme a Rita che era emozionata almeno quanto me) per le vie di Brooklyn prima  e di Manhattan poi, per veder sfilare i campioni, gli atleti, i “matti” che passano il tempo a correre e, correndo,  a rincorrere un sogno. Il fatto che ha lasciato il segno più forte nella memoria di quella stupenda giornata del novembre 2008 non è stato il vedere i migliori, vedere “Paula” Radcliff prendere il largo e vincere per la seconda volta bensì il numero veramente alto di portatori di handicap fisici e psichici impegnati nel percorso cittadino. Alcune centinaia di persone, spesso anziane, che, con una nutrita schiera di assistenti e di preparatori, dedicano un intero anno a costruire il risultato della propria vita: raggiungere un obiettivo che per quasi tutte le persone “normali” è considerato irraggiungibile. Ebbene, a notte fonda, nelle strade interne del Central Park abbiamo camminato con alcuni di loro che a fatica, spronati dai loro accompagnatori, raggiungevano l’arco luminoso e passavano sotto il traguardo salutati dallo speacker e dagli  ultimi spettatori che , come noi, avevano fatto a piedi gli ultimi chilometri del tratto finale della maratona.

A Roma nella giornata luminosa di marzo sono partiti non più di un terzo degli atleti che abbiamo visto a NY, il percorso prevede la parte storica e un passaggio verso nord dopo l’Olimpico, Ponte Milvio, l’Olimpica, la Moschea (la più grande d’Europa) e poi di nuovo il centro. Incrociamo la maratona sull’Olimpica e decidiamo di andare all’arrivo. Il gruppo dei campioni africani che si sarebbero disputati la vittoria finale è appena passato quando ci affacciamo al Colosseo, sono passati presto, con un buon tempo quindi. Vediamo passare le prime atlete, tra le favorite c’è anche una italiana (così diceva la telecronaca della partenza). Passa un’africana, due altre atlete, ecco l’italiana. Arranca. Si guarda indietro. E’ quarta, ma Rita commenta “l’altra la prende, vedi come è più determinata. Ho scattato de fotografie in sequenza, si vede una ragazza impaurita, preoccupata. Lo sanno tutti quelli che seguono le corse in bici: mai guardare indietro quando si va in fuga, quando si è avanti, se ti volti e guardi inidetr è il momento che molli, magari per un secondo, ma quando cominci a pensare a chi sta dietro introduci il tarlo del “non ce la faccio” e rallenti, invece di accelerare. Dovremmo essere sulle due ore e venti, noi ci siamo messi a trecento metri dall’arrivo, manca mezzo giro del Colosseo. Osserviamo gli arrivi, scatto foto, intorno a noi soprattutto stranieri, turisti. E intorno ci sono anche le migliaia (cinquantamila, sembra) che hanno corso la stracittadina di 4 chilometri  di cui è stato mossiere il sindaco Alemanno. Oggi doppio impegno per lui, prima la maratona e poi di corsa a spegnere la fiamma tricolore del suo partito che si scioglie per dar vita al Popolo delle Libertà. Ha colto l’occasione per impegnarsi a una preparazione adeguata (ha un anno davanti) per correre la prossima Maratona di Roma come atleta. Se questo è un modo per garantirsi la presenza in piazza in calzoncini dal momento che non è sicuro di avere ancora la fascia di sindaco da esibire……Auguri!

Attorno al Colosseo c’è folla, in giro per la città non ci sono molti spettatori, è domenica mattina e la città  è divisa in due dalla corsa. C’è chi si lamenta come accade sempre in Italia in queste occasioni. Niente a che vedere con quanto accade a NY dove 2 milioni di persone seguono la corsa dall’inizio fino al Central  Park.

Noi vediamo scorrere gli atleti e aspettiamo il passaggio di un collega, è da un anno che fa maratone, questa è la terza e a Berlino è sceso sotto di poco le tre ore, un buon risultato, un atleta vero. Guardiamo l’orologio immaginando il momento in cui transiterà, passano singoli, passa l’atleta inglese con le protesi che vuole scendere sotto il suo limite, passa l’atleta che corre vestito da Centurione romano e che impugna una spada, passano pochi giovani e parecchi atleti di altri paesi. Poi arriva il collega, “Stefano!”, non si volta, “Stefanoooo!!!”, si volta, scatto due foto, forse ci riconosce, rilancia il passo su per la salita e va all’arrivo. Arriverà 352° in 3 ore 3 minuti e 4 secondi. Grande! Un tempo ottimo per un percorso duro, con saliscendi e soprattutto con vento fastidioso nella fase di andata verso nord. Arriveranno in più di 11 mila. Gli ultimi tre li abbiamo visti arrivare alle 16 e 30, accompagnati dalle vetture dell’organizzazione. A NY continuavano ad arrivare anche dopo le otto di sera, dopo 12 ore. Qui anche i meno dotati chiudono in poco più di sette ore  e mezzo.

Se la Maratona è una metafora di come si affronta la vita, a  NY si correva per la vita, o meglio, la Maratona era corsa da molti per dimostrare a sé e agli altri che si  può andare oltre i propri  limiti, a Roma, penso che si corresse per fare i conti con i propri limiti.

 

 

 

  

 

  

 

 

 

 

12 marzo 2009

 

 

Di ritorno da Guidonia, al tramonto, lo spettacolo lo fa il cielo, la natura, la città sullo sfondo che noi sappiamo essere Roma ma che non si vede. Un colore, più colori, rosso di sera.

Non ci sono tante parole da aggiungere. La Crisi, la politica fatta da chi pensa che la cosa pubblica sia il prolungamento del giardino della propria villa, il parlare del Lavoro e insistere a trattare di sussidi di disoccupazione, parlare del Tempo intendendo sempre del “tempo che manca”.

Assenze che vengono trattate come fossero presenze mancate.

La “crescita prevista per il prossimo anno è negativa almeno dell’1%”…

Ma se io con la mia bicicletta mi trovo su una salita che invece di andare in su, va in giù, non trovo nessun problema a dire che sono “in discesa”. Invece no, la mistificazione ormai è su tutto ma in primo luogo è nelle parole.

Attenzione ai termini  che usiamo (o, meglio, che si usano nella comunicazione sociale).

Le parole, come si sa, possono far male.

Non ci sono solo i “titoli tossici”, ci si intossica anche con le parole che dobbiamo sentire. 

 

5 marzo 2009

SALVATORE SAMPERI

Ieri per andare a prendere il giornale ho fatto un giro più lungo e sono passato da via Camillo Pilotti. Pensando agli amici da invitare quanto prima  a cena a casa mi sono ricordato dell’impegno che mi sono preso di riverniciare il mobile che sta in sala e che “era di Salvatore Samperi”. Un mobile basso e lungo che per noi è di grande utilità e che non ho ancora messo in ordine da quando mi è stato donato da Francesca in occasione del loro trasloco dalla Camilluccia verso una nuova abitazione. Sulle scale c’è anche una pianta verde dalle larghe foglie che sopravvive da molti anni a momenti di crisi dovuti alle estate troppo calde e all’assenza d’acqua dovuta a lunghi periodi di vacanza.

Pensavo, mentre camminavo che Saperi non lo sa, e forse a questo punto non lo saprà mai, che , indirettamente, ha influito enormemente sul percorso della sua vita. Non per i messaggi insiti nei suoi film ma per aver dato a Lou Castel la possibilità di bissare il successo de “I pugni in tasca” con “Grazie Zia”, trasformando un ragazzo introverso come Lou (all’anagrafe Ulv Quarzell) in un protagonista delle lotte politiche del 68 abbastanza aperto e spigliato da accogliere per tre mesi a casa sua a Vigna Stelluti un giovane ventiduenne leader (di secondo piano) del movimento studentesco trentino: il sottoscritto ,che in questo modo ha trascorso da luglio alla fine di settembre l’estate calda del 1968 in compagnia di quell’attore che anche grazie a Samperi aveva messo da parte un po’ di lire (perché aveva accettato di essere pagato “a percentuale”) che gli permettevano anche i fare da ospite ospitante. Ero venuto a Roma con l’idea di fare cinema e in quell’estate, nonostante l’esperienza positiva del Collettivo Cinema del Movimento Studentesco romano,   mi convinsi che quell’ambiente non faceva per me e feci altre scelte.

Samperi l’ho conosciuto molti anni dopo, grazie a Francesca, la moglie, amica di Ginella.

Ho scoperto ora che se n’è andato che aveva solo due anni più di me, io lo vedevo grande, forse perché aveva realizzato molto presto alcuni dei miei sogni di giovane che voleva essere artista che si esprimeva con le immagini.

Salvatore Samperi era una delle persone più timide che io abbia mai conosciuto. Credo che delegasse a Francesca quasi tutto il suo rapporto con gli altri al di fuori del  tempo dedicato al cinema.

Nel cinema ha lavorato in tante situazioni , provando tanti generi diversi. Una costante credo che ci sia nel suo lavoro: ha cercato di rappresentare il suo tempo, il nostro tempo, con le sue contraddizioni e con le sue ipocrisie. Con ironia e con distacco.

Il Veneto, la sua terra di origine, è una regione strana; quando ero piccolo e andavo ogni estate dai parenti per un mese tra gli anni 50 e 60 vedevo come tutto cambiava di anno in anno; la società cambiava  ma in modo che quasi non dovesse far comprendere ad altri come e quanto di quella società si allontanasse via vi dalla morale dettata dai preti, dalle regole del vivere in campagna sempre un po’ isolati, immersi in un ambiente che ancora sapeva molto di povertà e di medioevo.

Negli anni 60 cambiava la società e cambiava il costume, lo sapeva e ne era consapevole però solo la borghesia che aveva gli strumenti per analizzare i cambiamenti. Le altre classi sociali vivevano il cambiamento ma non sapevano che quel mondo poteva anche essere rappresentato con i propri tic e con la propria pruderie. Samperi ci ha parlato dell’Italia e dei suoi costumi senza dare troppo importanza ai messaggi, preferiva raccontare storie leggere. Oppure provare a fare operazioni d’avanguardia come quella di portare sullo schermo le strisce di Sturmtruppen, il fumetto di Bonvi che noi della generazione del 68 amavamo molto. 

Mi era sempre sembrato molto più grande di me e ora scopro che non aveva ancora compiuto 65 anni.

Questo mi fa pensare che una intera generazione ha avuto la possibilità di esprimere se stessa e di esprimere il proprio mondo, o di raccontare la propria visione del mondo ancora intorno ai vent’anni. Una enorme opportunità, non un privilegio per pochi ma un’occasione offerta a molti di confrontarsi da giovani con le proprie aspirazioni e con le proprie idee..

Da allora, quanti passi indietro!!! 

 

1 marzo2009

SANT’ORESTE e il MONTE SORATTE

Dalla mia uscita in bici di ieri, che mi aveva portato fino a Torrita Tiberina in mezzo a campi assolati e pieni di fiori primaverili, mi era venuto il desiderio di ritornare a Sant’Oreste, magari con Rita e con gli amici per festeggiare. La scelta del posto, frutto di confronto a quattro, come spesso accade, partiva anche dalla sollecitazione del supplemento Viaggi di repubblica che dedicava a questo paese e al monte che lo sovrasta un bel servizio. La giornata sapeva di pioggia e di vento e ha mantenuto le premesse del mattino come una promessa mantenuta. Ma siamo saliti per la Flaminia, una strada consolare che ormai utilizzano solo coloro che abitano nei paesi che la strada attraversa, mentre un tempo si faceva anche per attraversare l’Italia e , arrivati a Sant’Oreste siamo saliti verso i 600 metri del monte Soratte. C’è una strada prima asfaltata e poi in cemento che si inerpica nel bosco di macchia e di ceduo con alcune aperture da cui si può osservare la valle del Tevere e il tracciato della line ferroviaria ad alta velocità. Lungo la salita ci sono cappellette, indicazioni di sentieri e di eremi che si possono raggiungere facilmente. Ogni tanto scende una leggera pioggia e ci fermiamo alla chiesa, senza raggiungere l’eremo di san Silvestro. Io lì ci sono stato ormai parecchi anni fa per dare l’estremo saluto ad un amico, Roberto, che era venuto a mancare ancor giovane e che aveva espresso il desiderio di riposare per sempre assieme ai venti, alla flora e alle grotte del Soratte che tanto aveva amato. Camminavo e pensavo a questa meraviglia da provare: un sentiero in mezzo al bosco a due passi dal paese, un percorso che sale in poco più di 25 minuti di 200 metri e che ti aiuta a estraniarti da tutto anche perché ti costringe a fare i conti con il tuo corpo impegnato nell’ascesa, un corpo che non è molto diverso dal tronco degli alberi  che si fanno spazio nella boscaglia. Seguendo le indicazioni di Viaggi , pranzo da Alessandro al  Campanile. Per fortuna avevamo prenotato. Come ci siamo seduti sono arrivati gli antipasti (Fagioli, farro, polenta e sugo, caprino al miele, affettati). Buoni. Poi lasagne  e risotto con olive e funghi, Per secondo salsicce alla brace, costine di maiale, maialino porchettato, insalata. Dolci fatti in casa come la Mousse al cioccolato e la zuppa inglese servita in curiosi recipienti di vetro. Caffè e liquori. Acqua e vino della casa a volontà. 20 euro. Rapporto qualità/prezzo eccezionale. Tu ti siedi e mangi, a cucinare e a scegliere per te lo fa Alessandro e la sua squadra. Formula che funziona ed era tutto esaurito, con questa offerta che permette ancora a molte famiglie di poter andare, come una volta, a pranzo alla domenica “fuori porta”.

 

27 febbraio 2009

PENSIONE

Ieri sono stato all’INPS a chiedere come mai la pensione non mi era stata accreditata. A Roma ci sono belle giornate di sole e si respira la primavera dopo tanta acqua e tanto freddo. Ho una sede INPS a trecento metri e che vedo dalle finestre di casa ma l’INPS ha deciso che per me e per tutte le persone che abitano in questa via la sede giusta è a tremila metri. Ci  vado a piedi e così mi distendo i muscoli ancora provati dalle due uscite in bici dei giorni scorsi. Vengo a sapere che l’INPS è precisa e mi ha versato il dovuto ma ancora non mi è stato accreditato per motivi non chiari. Parlo successivamente con la banca e tutto si risolve positivamente. All’INPS sono molto efficienti, in banca meno, le nuove regole non aiutano.

POSTA ELETTRONICA

La mia posta elettronica è un importante legame con il mondo esterno, quello con cui avevo rapporti prima e quello che cerco di scoprire ora. Ieri mi sono volatilizzati dal PC Portatile circa 400 messaggi di posta elettronica e 150 MB di notizie. Ci sono importanti messaggi che non so se potrò mai recuperare. Un disastro che ancora non so come sia potuto accadere. Ho scritto ai gestori del Server per avere risposta ma ancora non ho avuto ascolto.

 

23 febbraio 2009

TESTAMENTO BIOLOGICO

Sabato sono stato a Piazza Farnese. Una piazza gremita dall’Italia “laica”!?! Una piccola folla chiamata a testimoniare da Micromega e dal suo leader Paolo Flores D’Arcais (che per me rimane sempre quello conosciuto nel Movimento del 68 a Roma quando professava fede trotskysta…..).

Perché sottolineo il “laico” non laicista, perché dopo i laici Flores d’Arcais , Maraini, Furio Colombo e Camilleri sono intervenuti Dom Franzoni, cattolico, conciliare, già titolare della Basilica di San Paolo e animatore delle Comunità di base e Garrone, preside della Facoltà Teologica Valdese. Chi alla ricerca delle virtù e della  “sacralità” laiche, chi alla ricerca della cristianità più autentica magari rileggendo un brano dell’Utopia di Tommaso Moro (San Tommaso Moro) che parla della fine “naturale” di chi è giunto al termine del proprio percorso terreno.. Bel clima in piazza e grande eterogeneità di età e di genere. Una costante: popolazione della media e alta borghesia. La ricerca e la difesa della libertà e della cittadinanza in Italia, paese arretrato, è ancora legata fortemente al censo. Il popolo plaude e se ha la possibilità di esprimere un’opinione è meglio che questa sia formulata alla stregua di un televoto.

E a proposito di televoto…

SANREMO

Sabato sera sono andato a letto sapendo chi avrebbe vinto il Festival di Sanremo. Ho fatto questa piccola riflessione: se in finale ci sono tre cantanti e uno dei tre è stato ripescato dal “televoto” dopo la bocciatura della giuria popolare significa che funzionano le reti di fan che si alimentano con i reality. Chi ha vinto un reality, ovvero un prodotto televisivo molto articolato a frutto di un grande impegno produttivo, può vincere il Sanremo costruito con gli stessi criteri, con un regolamento che all’inizio fa parlare il “popolo” che vive in presenza e poi si affida  a quella parte di popolazione che si “mobilita” per far vincere questo o quello. In genere ci si esprime per cacciare qualcuno, la novità è che per Sanremo ci si doveva esprimere per far vincere qualcuno. Sono certo che la “candidatura” di Carta venisse da lontano e si muove in parallelo con la storia del nuovo Governatore della Sardegna. Non è un caso che…..la De Filippi fosse sul palco sabato sera, che Sorrisi e Canzoni TV, di Mondatori, nel presentare in edicola prima del Festival le 25 canzoni iniziasse proprio dal pezzo inciso da Carta….Coincidenze? Ovviamente, ma le coincidenze mostrano della realtà molto più dei fatti volutamente correlati…

ASSEMBLEA del PD

Correlati come quell’altro avvenimento di sabato 21 febbraio 2009.  Alla nuova Fiera di Roma in un non luogo tra Roma e Fiumicino il PD ha deciso di non decidere e di fare Segretario “fino al Congresso di Ottobre” Franceschini (Il Congresso non c’è più nello Statuto, c’è la Convenzione, la Convention, occorre ricordarlo…). Scelta dettata dalla paura di perdere quel poco che ancora è rimasto di patrimonio di partito. Capisco la scelta, avessi avuto responsabilità di scelta non so cosa avrei fatto. Certo a me piacciono le primarie MA solo se servono  scegliere  un’altra classe dirigente e non a fare plebisciti. Bene arrezare il governo ombra che raccoglieva solo pernacchie e bene se saprà dare voce agli iscritti. Oppure al popolo delle primarie? Non sarà bene ripensare il modello di partito? Leggero? Pesante? Con idee? Con una linea? Con i circoli a ferro di cavallo?

     

 

 

20 febbraio 2009

PRIVATO

Ovvero, oggetto di un venir meno. Venir privato di: perdere qualcosa che già ci apparteneva o che avrebbe potuto essere nostra.

Chi è privato di qualcosa è qualcuno che diviene più povero.

Privato è inteso anche come contrario di PUBBLICO. Ma pubblico (il P.) è anche l’insieme di coloro che osservano e applaudono o fischiano chi si espone. Il privato (si) nasconde, il pubblico anche, se sta in platea al buio. Non si nasconde se il pubblico  diventa un insieme di  persone che si incammina in una stessa direzione verso una piazza dove qualcuno esprime le posizioni (più o meno condivise da tutti) di coloro che, come si suol dire,  sono “scese in piazza”. 

PRIVACY: difesa delle prerogative personali. Pessima espressione della “privatezza”, a sua volta pessima espressione (di cui non si sentiva un gran bisogno….).

Difendere la Privacy significa difendere i propri interessi. Giocare sulla Privacy significa trarre profitto dalla presunta difesa della propria privatezza.

In fase della nostra storia che è dominata dall’economia e dal denaro a scapito della società e del sociale, il vivere in mezzo agli altri e il con-dividere viene letto come un limite e non come un valore.

Forse troppi italiani hanno ancora radici nei piccoli centri e nei piccoli paesi, non per nulla siamo il paese degli 8000 Comuni,  e di conseguenza troppi sono ancora in fuga dal controllo delle comari. Sta di fatto che attraverso le logiche della Privacy si stanno realizzando i seguenti obiettivi: 1. chi si occupa di gossip fa sempre più soldi andando a scovare tutto quello che intacca la privacy dei VIP ma anche  dei  meno noti; 2. le inchieste serie di tipo sociologico non si possono fare se non con enormi difficoltà; 3. con i dati amministrativi non si riesce più a ricostruire un’immagine del paese reale; 4. la distanza tra chi governa e chi è governato, tra chi può difendersi e chi non vi riesce, cresce a dismisura, riportando il paese a un triste medioevo, nonostante la enorme gamma e massa di strumenti del comunicare oggi disponibili.

 

Non so cosa pensare oggi dello slogan “il privato è politico”, espressione cardine di una grande stagione di lotte per i diritti delle donne e, credo pertanto, anche  per i diritti di tutti.

Certo è che invocare il Privato e ancor più invocare la Coscienza (la diversità di coscienza di noi tutti) come qualcosa che deve rimanere distante dal sociale e dal collettivo riporta lo stato del confronto civile alla prima parte degli anni 60.

Solo che allora, in nome dell’Umanesimo, i cristiani e i comunisti si confrontavano a viso aperto in dibattiti pubblici e argomentavano le proprie idee su riviste lette allora da tutti gli intellettuali attivi, non solo dagli intellettuali militanti.

Domani Micromega propone di scendere in piazza contro la proposta di legge governativa sul testamento biologico.    

Mi chiedo, perché i notai dovrebbero custodire il mio testamento biologico?

Dal notaio si va per il rogito della casa, per decidere a chi lasciare “beni  terreni”.

La mercificazione della mia esistenza è dunque giunta a questo punto? La vita come merce non piaceva al vecchio con la barba nato Treviri in Renania ma non sarebbe piaciuta sicuramente nemmeno al Papa polacco, non dico al palestinese anticonformista con la barba bionda crocifisso duemila anni fa….. 

 

17 febbraio 2009

PATATE, POMODORI, POLITICA E SOCIETA’ AI TEMPI DELLA CRISI

Edgard Morin è uno dei sociologi che più apprezzo, per la semplicità del linguaggio e per la profondità dei concetti. Domenica mattina in una trasmissione della Radio Rai dedicata all’agricoltura commentava la perdita di valore della società contadina come un sintomo assai preoccupante del declino possibile dell’umanità. La giornalista commentava: “certo deve succedere qualcosa di molto serio se un sociologo come Morin si dedica ai prodotti della terra, alle patate e ai pomodori”, e lui di rimando, sempre nel suo italiano con l’immancabile erre moscia:”ma guardi che patate e pomodori sono argomenti molto seri!”.

 

Molto serie, o molto meno serie sono le conseguenze delle elezioni regionali in Sardegna. Cosa c’è da commentare? La Vittoria del signor Cappellacci o le Dimissioni di Veltroni da segretario del PD  per il pessimo risultato conseguito?

 

La crisi spinge molti ad interrogarsi sul “che fare?”. Servono capitali per ri-alimentare l’economia e i consumi. Certo.

Ma siamo di fronte a una crisi che taglia i posti di lavoro o che taglia fuori una parte della economia che conosciamo?

Più che di posti credo si tratti di economia che non reggeva  e che non regge, tutta l’economia marginale di cui siamo ricchi, noi paese povero di progetti, di innovazione  e di futuro. Eravamo un paese ricco di idee e di creatività. Oggi la creatività si deve coniugare con una solida base di conoscenza.

Che cosa fa il nostro paese? Taglia i finanziamenti per la nuova conoscenza e pone ostacoli per la diffusione delle conoscenze che altri producono.

Qual è io posto che il paese assegna ai lavoratori della conoscenza?

E c’è un offesa maggiore di quella di definire qualcuno un “intellettuale”?

Fino  a prova contraria un intellettuale è un individuo, donna o uomo che sia, che mette davanti a tutto l’attenzione e l’interesse per il pensiero libero, un pensiero svincolato dal potere e dal commercio delle coscienze. 

(Oggi inizia il Festival di Sanremo, dove saranno i nostri intellettuali stasera, sul palco o in sala?)

 

Rileggere Pasolini.

 

13 febbraio 2009

Venerdì 13!

Qui la superstizione non è di casa, anche se….metà Italia (e  sembra quasi tutta la Francia) si affida agli aruspici quasi o anche più che ai sondaggi e al proprio buon senso.

 

La giornata è cominciata con una telefonata di un giornalista di RaiNews24 che mi invitava in studio al pomeriggio per commentare il Rapporto al Parlamento sulla Formazione Continua che l’Isfol anche nel 2008 ha redatto per conto del Ministero del Lavoro e che da due giorni è stato finalmente messo in linea e reso disponibile a tutti (sul portale www.eformazionecontinua.it). Ho  cercato di svicolare ma, in quanto responsabile scientifico del Rapporto ho poi accettato di andare in onda. Per mezzogiorno avevo già un altro impegno, UPTER (L’Università popolare di Roma), riunione per il Progetto “Maieuta” finanziato dal Programma europeo Leonardo da Vinci per la Validazione delle competenze acquisite (VPL Validation Prior Learning) da Over 40 disoccupati. Progetto ambizioso e complesso, interessante il modello illustrato dai partner olandesi e già sperimentato in Provincia di Macerata in “Investing in People”. Un bel clima nel Comitato Scientifico e bel gruppo di stakeholders. Alle 17 a Saxa Rubra per l’intervista in diretta, anche qui sembra di essere in mezzo a persone già conosciute. I “fili rossi” sono tanti e collegano persone che hanno vissuto anche a centinaia di chilometri di distanza. Non li hai mai incontrati prima ma sarà poi vero. Si parla  e si scoprono conoscenze in comune, città, situazioni vissute in parallelo. Il commento è stato più breve di quanto io non prevedessi in partenza, il tema della formazione e del perché in Italia ci si formi poco da adulti e da occupati è quello al quale ho dedicato anni di studio e  di riflessione. Ci sono alcune occasioni per esprimere parei e per fornire dati, ma il confronto vero, con quelli che decidono, non c’è da molto tempo.

Nell’accordo della notte scorsa tra Governo e Regioni si è deciso di fare uno sforzo comune per rafforzare gli ammortizzatori sociali.

Bene.

Ma ci si dimentica di dire che i cosiddetti “fondi europei” (che sono cofinanziati con altrettanti euro “italiani” in quasi tutte le Regioni italiane) se vengono usati per aumentare il salario per i lavoratori in mobilità e in cassa integrazione vengono tolti alla formazione.

Male.

Credere al salario non è credere, il salario serve (per vivere o per consumare?...), lo sanno tutti.

Credere nell’istruzione  e nella formazione è credere in un futuro diverso, ovvero avere una idea di futuro che non è  la fotocopia dello status quo ante.

La crisi viene, la crisi va. Cambia equilibri. Non è vero che rende tutti più poveri. L’esperienza storica insegna che nella crisi una minoranza si arricchisce.

Approfittare della crisi per investire sulla conoscenza significa offrire l’opportunità a tutti, o almeno a tanti , di arricchirsi.

Chi ragiona solo in termini di PIL pro-capite, di livello dei consumi, di indici di Borsa, di calo degli indici della produzione industriale non guarda avanti.

Economia e società.

NON Economia senza Società. 

 

12 febbraio 2009

Scalfaro in piazza ricorda il percorso della Costituzione italiana, è seduto in Piazza SS Apostoli davanti a una folla non immensa ma la piazza è piena e ci sono tante bandiere PD. C’è curiosità e interesse. Oggi il Presidente-Cavaliere ha detto di non voler attaccare e stravolgere la Costituzione. Meno male! Bossi ha detto che nn si cambia senza ampio consenso del Parlamento, per ora  solo Federalismo Fiscale. Questa è la nostra rivoluzione padana!

I miei controlli medici sono andati bene e io sono uscito in bici. Oggi è giovedì e quindi (probabilmente) non sono più solo un ciclista della domenica. Potere dei cambiamenti!

Niente  job e meno work ma spero ancora tanta activity.

E domani è una giornata importante per l’ambiente, ritorna “M’illumino di meno” promosso dalla trasmissione Caterpillar di Radio 2. Potente la Radio e brava la Rai.

Qualche giorno fa ho parlato malissimo della Rai. Confermo quel giudizio e plaudo a quello che di buono si fa qui e là nel palinsesto.

Domani dalle 17 alle 19 si spengano le luci e tacciano le voci

 

9 febbraio 2009

Oggi diario in chiave familiare. Matteo compie 11 anni. Il nipotino raggiunge un’età significativa.

A quest’età si passa dalla suola elementare alla media. Si fanno prove, esami. Si lascia un gruppo di amici e se ne crea uno nuovo. Si  guarda il mondo con i primi dubbi. Ci si interroga di più. Si gioisce e si soffre per le amicizie e per i primi successi e per i primi  insuccessi che lasciano il segno.

In una fase della nostra storia in cui tutti parlano della crisi che c’è ma non si vede, in un momento in cui si strumentalizza la vita, VIVA MATTEO. 

anta felicità, tanti anni  da vivere felice con i tuoi , con tuo fratello e, con gli amici, con i tantissimi sconosciuti che un giorno conoscerai e,  anche con i nonni. 

 

 

 

8 febbraio 2009

Oggi è Domenica e da Lucia Annunziata c’è il teologo Hans Kung. Ricorda che lui e Ratzinger erano i due più giovani partecipanti al Concilio Ecumenico Vaticano II. Il Concilio di Papa Giovani XXIII e della ricerca dell’ecumenismo. L’ultimo momento di ricerca era  e profonda delle radici del cristianesimo, di una Chiesa consapevole del mondo nuovo aperto a tutte le razze, a tutti i colori, a tutte le forme di religiosità e quindi aperta alle religioni e all’uomo. Senza umanesimo niente cristianesimo. Senza l’uomo non c’è l’Uomo e quindi non c’è il divino. Kung dice che oggi la Chiesa ha perso la bussola, non sa parlare al mondo, non sa comprendere e questo Papa non sta facendo crescere la Chiesa in una realtà di crisi profonda. Non si parla delle  vicende di cronaca ma è evidente che oggi parlare di Chiesa è parlare dell’influenza e del potere che questa possiede. Ieri sera ha risposto ad una mia e-mail un amico lontano con il quale ho condiviso tante scelte negli anni giovanili e poi anche da adulto, lontani ma vicini nella sensibilità e nella comprensione dei fenomeni sociali e culturali. Lui è un credente praticante ed è assai preoccupato per la deriva attuale della gerarchia, al di là della risposta della coscienza al tema della “proprietà della propria vita” e di quanto si possa delegare ad altri.

Ieri in piazza sono scesi in tanti per una testimonianza a difesa dello stato di diritto e della Costituzione. Ieri ho firmato l’appello di “Libertà e Giustizia” e ho condiviso il fondo di Ezio Mauro sullo “Stato gregario”.

Sono spaventato dell’uso ideologico dei mezzi televisivi. Si sta contrabbandando per diritto di cronaca la palese mistificazione della realtà.

Anche sulle principali reti RAI.

E anch’io ho da poco pagato il canone e non sono per niente contento.

 

 

 

 

6 febbraio 2009

“Ahi  serva Italia, di  vaticano ostello, nave senza nocchiere……”

Giorno buio per il nostro paese. Un paese che non merita di essere ridotto a sede di continui scontri di potere  e di procure e ora di scontro tra il diritto e la tracotanza del potere serva dei sondaggi e timorosa più del giudizio del potere che governa di là dal Tevere che non delle fiamme dell’Inferno.

Noi che abbiamo desiderato e che abbiamo lottato per un paese libero e laico siamo  prigionieri di un uomo solo al comando che tratta gli italiani come fossero i dipendenti delle sue reti. Liberi di fare, a condizione che non si mettano i bastoni tra le ruote del manovratore. Dipendenti come sudditi. Clienti come clientes.

Non è più il caso di aspettare, di star zitti.

E’ finalmente arrivato il momento di dire a chiare lettere che non si può accettare un Governo che agisce contro ogni regola costituzionale e che è riuscito a peggiorare le condizioni di vita, già difficili, di decine di  milioni di italiani.

Ora ci saranno gli incentivi per la meccanica e per l’edilizia.

Un altro passo indietro verso la società e l’economia dei primi del Novecento.

Verso un economia fatta di redditieri, di chi possiede e che non necessariamente produce.

L’83% delle tasse sono versate dai 24 milioni di lavoratori dipendenti.

La pressione fiscale è salita al 43,3%.

L’Italia non è ancora alla bancarotta perché non è, per sua fortuna, un’azienda.

Ma tutti perdiamo, sul piano delle libertà e sul piano delle condizioni economiche

 

 

5 febbraio 2009

 

 

Ricordo della Bretagna. Da un piccolo centro, Vitrè.

Un’immagine adatta per un caro saluto a tutti gli amici

 

 

4 febbraio 2009

 

2009 ANNO EUROPEO  DELLA CREATIVITA’ E INNOVAZIONE

Mi ero distratto un attimo e solo oggi mi sono ricordato che la Commissione europea aveva in programma di definire così il 2009. Ogni anno si decide un tema che diviene uno slogan, un piano di azione, l’occasione per diffondere idee e per dibattere temi, l’opportunità per incontrarsi e scambiarsi idee ed esperienze.

Quando ho parlato di questo  tema, ormai parecchi mesi fa,  con i colleghi dell’Isfol, ho cercato di ricordare loro che molta parte del nostro programma di lavoro era già improntato all’innovazione e alla creatività e che quindi mi immaginavo un percorso di sviluppo e di confronto abbastanza facile da realizzare con coloro che avrebbero dovuto organizzare iniziative ed eventi. La formazione permanente (e continua) sono alla base  dello stimolo della creatività e sono, se ben intese, strumento formidabile per favorire l’innovazione.

Al di là della innovazione di processo e di prodotto, formule utili per l’economia, il nostro paese ha assolutamente bisogno di introdurre radicali innovazioni nel sociale e nel tessuto della società civile, a partire dal ruolo che deve essere assegnato alle relazioni da cui dipende la possibilità o meno di una vita democratica.

Innovare nel sociale oggigiorno significa provare a cancellare molto del “nuovo che avanza”, se il nuovo è costituito ancora una volta dal ricorso alla delega nella rappresentanza, al rifiuto dell’istruzione, alla critica, alla tolleranza, alla cittadinanza. Trattare i cittadini da “clienti” dell’azienda Stato o dell’azienda Comune è come togliere qualsiasi valore alla partecipazione.

Chi ha occupato i “posti di comando”  e li ha trattati come  un’occasione per fare esercizio di potere deve lasciare il posto a cittadini che non cercano benefici per sé o per la propria famiglia o per il proprio gruppo politico. La lotta politica deve ritornare ad essere un confronto di idee e di blocchi sociali che tutelano interessi di cui si può parlare apertamente e di cui la politica parla per offrire temi al confronto.

Innovare senza creatività? Difficile perché l’innovazione è sempre la combinazione nuova di fattori quasi sempre già conosciuti e disponibili e combinazione di idee e concetti che pre-esistono.

Creatività che non crea innovazione? Questo è più facile che accada. I creativi incidono nella società in misura maggiore o minore in relazione alla propria partecipazione alla società e all’economia.

Molti creativi si “chiamano fuori”. A volte sono “talmente fuori” che vengono internati. E non c’è bisogno di ricordare la storia difficile di Van Gogh  o le incursioni manicomiali di tanti poeti ed artisti.

Creativi sono i giovani, innovativi sono gli uomini e le  donne di tutte le età.

Creativi sono anche i maturi e gli anziani, ma la vita spegne l’impulso ad essere creativi e a cercare il cambiamento e il nuovo.

In genere il nuovo, andando avanti con gli anni, disturba e a volte fa paura.

Che succede in una società se i creativi, giovani e non più giovani, decidono di stare per conto loro, di vivere in quartieri particolari, incontrandosi solo tra di loro?

Che succede a quella società se intere generazioni non interagiscono e non interferiscono con le generazioni precedenti?

Quali stimoli, quali percorsi nuovi, quali ricerche senza la forza che nasce dall’energia creativa di chi non ha paura di esprimersi liberamente?

Una delle cose di cui maggiormente temo per questo nostro paese è la difficoltà di molti giovani a trovare ,motivazioni e occasioni di incontro e di condivisione con il mondo adulto e anche e soprattutto con quella componente dell’essere adulto che noi chiamiamo lavoro, impegno  ed economia.

Se i giovani si rinchiudono nei quartieri universitari e producono cultura per il loro autoconsumo questo non arricchisce la società che pertanto non potrà che deperire.

Se una società non si accorge che gli immigrati sono portatori, oltre che di bisogni,  di ricchezza culturale, non si potranno sviluppare nuovi percorsi e nuovi prodotti come è accaduto nei paesi che hanno creato, magari anche con fasi conflittuali, dei veri e propri melting pot.

Se una società non è in grado di lasciare spazi per le nuove generazioni nei posti di responsabilità non potrà mai creare le condizioni per il ricambio.

Se una società continua a premiare i cloni, i lacchè, i “robota”, i “soggetti fedeli ed affidabili”, coloro che non creano problemi non potrà mai pensare di migliorare e di conoscere tempi migliori.

Se le classi di governo vengono scelte per cooptazione quel che parla è solo il potere. Economico innanzitutto. Si parla di potere al popolo, si invoca il popolo ma si pensa solo al popolo che acclama.

Una storia che abbiamo vissuto.

Un film già visto.

(e a proposito di film già visti, forse non ci si rende conto che, a forza di parlare di far vedere documentari in video su  Hitler e su  Mussolini e sugli ebrei non si invoca la memoria “perché questo non accada più” ma si rende sempre più familiare e “normale” quello che è accaduto allora. La televisione, come diceva Pasolini già nei primi anni 70 nelle sue note sul Corriere della Sera, appiattisce, amalgama, rende uguali, rende tutto accettabile, rende tutto fruibile. Anche il sangue, anche le stragi, anche l’Olocausto, anche la Follia dell’Uomo).       

 

Per saperne di più sull’anno europeo

 

http://ec.europa.eu/news/eu_explained/081224_1_it.htm

 

http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/anno_eu_2009/index.html

 

 

 

 

3 febbraio 2009

SANITA’

Appuntamento alle 11 del mattino per una visita ambulatoriale in un Ospedale di questa città. Arrivo alle 11 in punto. C’è coda ma non ci sono moltissime persone in attesa. Abbiamo il numero 17. Qualcuno aspetta da due ore. Noi ce la caviamo in 1 ora e 30 minuti. Visita e medicazione lampo: 5 minuti.

1 ora all’andata e 50 minuti al ritorno. Per una visita ci siamo mossi alle 9.45 e siamo ritornati alle 14.00.

Meno male che sono in pensione.

 

PENSIONE

Qualche giorno fa mi è arrivata la seconda lettera dall’INPS di zona. “La sua pensione sarà versata sul conto da lei indicato, per il mese di gennaio, con valuta 20 gennaio 2009……”

Oggi è il 3 febbraio. Io aspetto e non mi preoccupo.

 Tanto, la “valuta” è del 20 gennaio….

 

2 febbraio 2009

IL BEL PAESE

Quando ho scoperto, nel corso del 2008, che da un po’ di tempo sul formaggio Bel Paese non era più presente la faccia di Antonio Stoppani, debbo confessare, ci son rimasto male. Da sempre i racconti ottocenteschi dell’Abate milanese mi sono sembrati un modo ricco, elegante, democratico e anche eccitante di presentare l’Italia, da poco unificata, agli italiani che ancora non la conoscevano. E io, che son cresciuto al Nord e che ho scoperto quasi da grande la ricchezza e la varietà della natura del nostro paese, ho viaggiato con la fantasia prima sui libri e poi per le strade e ho trovato sin da ragazzo nel libro “Il Bel Paese” uno strumento che mi faceva entrare nei ghiacciai delle Alpi così come nelle pozze di petrolio dell’Appennino o nelle fauci dei vulcani attivi dell’Italia del Sud. Nel libro l’Abate racconta ai giovani nipoti riuniti in una casa calda, al riparo dal freddo inverno milanese, i suoi viaggi, i viaggi di un geologo amante dei paesaggi, della terra, della natura e del mondo. Posseggo una copia del libro dell’Abate Stoppani  edito dalla Società Editrice Internazionale di Torino. XXXIV serate e IV appendici, 750 pagine ingiallite. L’edizione non porta la data, ma in quarta di copertina c’è la pubblicità del volume “dello stesso autore” che si intitola “Acqua ed aria” ossia “la purezza del mare e dell’atmosfera fin dai primordi del mondo animato” ed è indicativo il costo del volume: Lire 10.

Un anno fa ho ascoltato alla radio una intervista a Luca Mercalli ( proprio lui, quel signore col farfallino conosciuto perché frequenta la trasmissione di Fabio Fazio “che tempo che fa”), attualmente Presidente della Società Geologica Italiana. Parlava del nostro paese, della difesa del suolo, della ricchezza della natura d’Italia  e invitava tutti a prendere in mano questo libro, “Il Bel Paese”, perché utile ancora oggi per costruire nella nostra popolazione un’immagine e un’ idea d’Italia.

Credo si trovi solo in qualche vecchia edizione, penso che andrebbe rieditato e illustrato con le vecchie tavole messe a confronto con le immagini di quei luoghi, oggi.

 

30 gennaio 2009

TRAVAGLIO

Si dice del  lavoro,  travagliare è lavorare, lavorare duro, in molti casi.

Si dice dell’impegno afferente al parto: il travaglio del parto, per qualcuna breve, per fortuna, e per molte donne lungo e doloroso.

Si dice anche di un giornalista duro, sempre un po’ sopra le righe, preparato su tanti aspetti della storia recente, soprattutto della storia del potere e dei potenti.

Le sue apparizioni ad Anno Zero il giovedì sera sono come rasoiate che staccano lembi di pelle dalla faccia di chi la faccia farebbe bene a lasciarla a casa invece di esibirla

Come un trofeo soprattutto  trasformando le occasioni di impegno istituzionale in momenti  propizi per barzellette o , come ama dire, per parabole…..

Travaglio ha deciso di salire su un altro palcoscenico e ieri sera dalle 21.20 alle 24.20 si è esibito all’Ambra Jovinelli in un One-man-show alla sua maniera.

Tre ore con un piccolo blocco di appunti in mano e un percorso all’interno della storia d’Italia tra il 1994 e il 2009. 15 anni segnati da una

presenza ingombrante come  quella dell’attuale Presidente del Consiglio e dall’assenza di una vera opposizione , oggi, o di una diversa, e migliore, capacità di governo da parte delle

forze progressiste e di sinistra (o di centro-sinistra o di sinistra- centro).

In realtà Travaglio divide la storia recente in sei capitoli e si sposta nei sei divers quadri su tre cubi posti in tre sezioni del palcoscenico. Tra un quadro e un altro due musicisti-rumoristi

Con violino e tastiere mixano suoni e voci e frasi e ritmi allo scopo di tener alta l’attenzione arricchendo lo spettacolo segnato dalla presenza di quel giornalista magro e dal profilo affilato

Che affabula una sala stracolma all’inverosimile. (Ci sono politici, magistrati, intellettuali, ci sono anche molti giovani). Il teatro apprezza, applaude, sottolinea le battute più argute,

le frasi ad effetto.

Dicevo che nei sei quadri Travaglio racconta la storia recente ma in realtà parte dagli anni 60, da quando B. conosce Dell’Utri a Giurisprudenza alla Statale di Milano. E poi ancora

Si dilunga sugli anni 60 e 70 di un tal stalliere che invece di cavalli si intende e si occupa e si pre-occupa di un Cavaliere. Parla a lungo di Vittorio Mangano  e di quella Cosa che molti dicono sia Nostra e che significa danaro, molto danaro da investire, magari in una azienda che si chiama …..Invest.

Le battute più dolorose sono quelle che dedica a un Cavaliere che perde, che viene messo da parte dai suoi stessi alleati e che viene fatto risuscitare da una sinistra che si batte per il dialogo proprio con lui. Che privilegia il confronto con lui lasciando da parte la dimensione più politica e forse meno compromessa della destra.

Uno spettacolo-non-spettacolo che dura tre ore e che non cade di tono se non in alcuni passaggi negli ultimi tre quadri

La storia fatta con le informazioni giornalistiche è ancora  una storia che serve e di cui abbiamo bisogno. Ma i giornali (i giornalisti ovviamente, ché i giornali ancora non si auto-producono) fanno ancora la loro parte? E l’opposizione non sta sbagliando tutto, come dice Travaglio?

 

31 dicembre 2008

Capodanno  a Novalesa

 

Neve, neve, neve e niente botti

 

Amici tanti e dodici rintocchi